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Castel Tonini

Castel Tonini

DESCRIZIONE

Castel Tonini è un nucleo abitativo tra i più antichi di Buti che sorse intorno alla X secolo. In origine esisteva solo una torre di avvistamento fortificata che occupava la parte più a nord. Successivamente iniziarono ad essere costruite le prime case lungo la strada e in conseguenza di tale sviluppo si resero necessarie nuove strutture difensive. Una struttura recinsiva  con tre torri che dominano gli accessi, di cui uno ancora visibile lungo via Marianini. Durante le guerre tra Pisa, Lucca e Firenze, Castel Tonini è stato luogo di scontri ed ha subito innumerevoli distruzioni.

Quando Buti non fu più sotto il dominio fiorentino, fu avviata una fase di ristrutturazione secondo i nuovi criteri rinascimentali. Il castello Schiavini Cassi fu costruito nel 1628 dalla famiglia Tonini, e mantenne la sua struttura fino ai primi anni del 1900 quando in seguito ad un restauro assunse l’ aspetto del tipico castello medievale con torri, merlature e bifore.

Castel Tonini è la fortificazione che domina e proteggeva l’antico borgo di Buti ed è ancora presente la porta di accesso al paese. Il castello ha subito un restauro nei primi del Novecento quando sulla sua mole massiccia si sono stagliate bifore gotiche.

Il borgo antico mantiene ancora numerose strade ed edifici che riportano all’antica atmosfera medievale.

san donato

San Donato

San Donato è una frazione del comune di Santa Maria a Monte, nella provincia di Pisa.

STORIA

Deriva da un casale che cambiò l’antico nome di Pompiano o Poppiano, e il titolare della sua chiesa curata (S. Donato in Pompiano) con quello della chiesa moderna dedicata a S. Giuseppe e a S. Anna, e si trovava nel piviere Comunità a quasi 2 miglia a sud di S. Maria a Monte.

Situato ai piedi di Santa Maria a Monte, di cui ne è frazione, il piccolo paese di San donato si trova vicino al fiume Arno.

La piazza principale con la chiesa e il campanile sono lo spazio in cui si ritrovano gli abitanti di San Donato.

Le abitazioni sono di costruzione recente e alcune più vecchie sono state rimodernate.

Un luogo che attira visitatori grazie al bellissimo spazio naturale che offre e al ristorante e servizi di cui si può godere.

Ottimo per passionisti pescatori e anche per una gita familiare fuori porta.

Un luogo magico, dall’enorme tradizione, dove l’opera dell’uomo ha saputo costruire un rifugio incantato.

LAGO OASI

Il lago, che dista circa 1 kilometro da San Donato, è stato ricavato da una vecchia cava in disuso.

Cosimo I° De’ Medici nel 1400 circa fece deviare il corso dell’Arno perché a valle causava inondazioni e paludi. Da qui il nome della via dove sorge il ristorante dell’Oasi al Lago di San Donato: “Arnovecchio”. 

Negli anni ’70 alcuni imprenditori edili estrassero a lungo la sabbia che, scavata dalla terra, rappresentava un’ottima fonte di guadagno.

La superficie svuotata, alla fine fu di circa 50.000 metri quadri, con una profondità che raggiungeva gli 8, 10 metri.

L’acqua è limpidissima per essere filtrata dalla sabbia dei frudali.

L’attuale gestione è subentrata nel 1998. Da allora è in atto una trasformazione delle strutture e dell’habitat.

Le sponde sono state rimodellate per favorire tre livelli di utilizzo:

  • al piano superiore per praticare jogging su un anello di circa 1500 metri, dove saranno presto collocati gli strumenti di un percorso salute per la cura del benessere psicofisico;
  • sul piano del lago per passeggiare in completo relax sfiorando i pescatori intenti nella pesca di splendidi esemplari;
  • al livello di pesca per sfruttare i capanni che proteggono i pescatori e che rendono estremamente suggestivo il paesaggio.

Il lago è stato definito da funzionari delle FIPSAS “ il più adatto per gare a livelli alti “(finali di campionato italiano di trota al lago comprese) rappresentando un ideale di difficoltà per pescatori.

INFORMAZIONI:

OASI AL LAGO
di San Donato
EMME. GI. ERRE. srl
Via Arno Vecchio – San Donato
SANTA MARIA A MONTE (PI)
Tel. 0587 709 201
Fax 0587 704 770
Cell. 349 7833485
email: info@lagooasi.it

San Donato e il lago Oasi San Donato e il lago Oasi

San Donato e il lago Oasi

padelle

Padule di Bientina

L’area racchiude una varietà di ambienti molto significativi per il Padule di Bientina, in essa si possono osservare:

  • prati umidi periodicamente allagati.
  • pagliereti.
  • boschi umidi.
  • canneti.
  • piccoli specchi d’acqua.

Il prosciugamento completo del lago, avviato nel 1853 non si è mai definitivamente concluso.

L’avvento dell’agricoltura industriale e l’uso di pesanti macchinari, hanno ridotto la ricchezza di specie animale e vegetali.

-Emergenze floristiche

Vegetazione e Flora soprattutto dopo il recente ampliamento, presenta un mosaico dei biotopi vegetazionali delle zone umide.

L’associazione vegetale più importante è il bosco igrofilo di ontano nero, una delle ultime foreste alluvionali dell’antico Padule di Bientina.

Nel sottobosco si osservano il piccolo Galium palustre, i fiori bianchi del Peucedanum palustre e la grande felce florida, piante oggi assai rare.

Si trovano così le associazioni del:

-Magnocariceto, costituito dai grossi ciuffi del sarello con le radici immerse nell’acqua, offre rifugio a erbe rare quali i campanellini maggiori e la Stachys palustri.
-Canneto palustre, molto denso e vitale, è dominato dalla cannuccia palustre e da piante lianose quali la dulcamara, il luppolo, il vilucchio maggiore.

Nelle raccolte d’acqua del chiaro e dei canali che attraversano l’oasi si trovano idrofite ormai molto rare quali l’erba scopina, l’erba vescica e il morso di rana.

Quando le pozze d’acqua si prosciugano, si formano prati umidi in cui si diffondono specie molto rare come la Ludwigia palustris, (che è inserita nella lista rossa delle piante di Italia).

Da ricordare infine la presenza, sulle rive dei canali, della sagittaria, specie ormai rarissima a livello nazionale.

-Emergenze faunistiche

Risulta possibile avvistare un numero considerevole di specie tipiche di ambienti diversi e contraddistinte da diverse distribuzioni geografiche.

Tra le specie più strettamente legate agli ambienti palustri si annoverano

  • il Pendolino, di distribuzione eurocentroasiatica, sedentario e nidificante
  • la Cannaiola.
  • il Cannareccione.
  • la Salciaiola migratrici.

Durante la stagione invernale il canneto è visitato dal Migliarino di palude in migrazione.

Nella tarda primavera ed in estate non è infrequente l’osservazione di individui di Airone rosso , Sgarza ciuffetto o di Nitticora.

L’area è stata la prima Area Naturale Protetta d’Interesse Locale della Regione Toscana, istituita nel novembre 1995 con Delibera del Consiglio Comunale di Bientina, sui 22 ettari della cassa di colmata di Bosco Tanali; è stata estesa, nell’aprile del 1998, ai prati umidi ed alle aree coltive circostanti al bosco, per un totale di circa 153 ettari.
L’area, su cui vige il divieto di caccia, è aperta all’accesso tutto l’anno.

Si raccomanda, per una corretta fruizione dell’ambiente e per non arrecare danni alla flora e alla fauna:

  • di utilizzare i sentieri e le stradine segnalate sulla cartina, senza usare mezzi motorizzati.
  • di astenersi da rumori molesti e da l’introduzione di cani, per non disturbare la fauna presente.
  • di visitare l’area senza danneggiare le piante e cogliere fiori.
  • di utilizzare le strutture per l’osservazione della fauna con la consapevolezza che sono state realizzate con l’obiettivo di ridurre al minimo il disturbo per gli animali presenti nell’area protetta.

Attività:

  • escursioni e visite guidate (adulti e classi scolastiche)
  • laboratori didattici
  • corsi di educazione permanente
  • corsi di aggiornamento per insegnanti
  • attività di ricerca

L’area protetta di Bosco Tanali ha ospitato, fin dall’anno di costituzione (1995), visite guidate per scuole o gruppi di persone all’interno della riserva naturale.

Attualmente è possibile visitare il bosco durante tutto il periodo compreso tra ottobre e maggio e sono disponibili percorsi educativi differenziati sulla base del tipo di utenza (scuole elementari, medie, gruppi di adulti).
Il percorso tipico è costituito da una passeggiata lungo gli argini e conduce verso la parte più depressa attraversando le comunità vegetazionali principali (bosco mesofilo, bosco igrofilo, canneto/cariceto) terminando, attraversato un pontile di legno, in un capanno per l’avvistamento degli uccelli.

INFORMAZIONI:

Comune di Bientina – Centro educazione ambientale piazzetta dell’angelo
tel. 0587 756495 e-mail: cea_tanali@comune.bientina.pi.it

Legambiente Valdera – via fiumalbi,9 Pontedera tel. 0587 56200

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Bosco di Tanali

Bosco di Tanali

Il Bosco di Tanali è stata la prima area naturale protetta di interesse locale istituita dalla Regione Toscana.
Tutta la zona è stata proposta come zona umida di importanza internazionale dalla regione Toscana nell’ambito dell’iniziativa MedWet.
L’ente gestore è il Comune di Bientina, con l’ausilio di un Comitato di Gestione e di una commissione consultiva.

Fauna

L’area protetta racchiude vari habitat umidi, che hanno visto un sensibile incremento grazie alle attività di restauro ambientale: un bosco igrofilo di notevole valore naturalistico, canali, aree allagate, prati umidi, cariceti, canneti. Nell’area è presente flora specifica dei suoli inondati e degli ambienti a cariceto.

Per alcune specie il Bosco Tanali costituisce ormai l’unica stazione del bacino del Bientina. L’area di Bosco Tanali è rappresentativa della maggior parte degli habitat e delle specie delle aree palustri d’acqua dolce toscane. L’intero bacino del Bientina è un’area segnalata dagli studi della Società Botanica Italiana come area di interesse botanico e vegetazionale.

Montefoscoli

Montefoscoli

Montefoscoli è posta sopra la sommità di una collina a ponente il rio Tosola e a libeccio il Roglio.

Il paese è disposto a forma di un lungo borgo saliente. La parte più moderna è al suo ingresso inferiore, quella più antica presso la cima del poggio, dove esiste la chiesa plebana arcipretura, e dove era la sua rocca.L’unico resto dell’antico castello è una torretta in un giardino.

STORIA

Montefoscoli

Emanuele Repetti ci informa che Montefoscoli fu un Castello con una pieve, e che fu capoluogo di giurisdizione. Nel XIX secolo era sotto la potesteria di Peccioli, nella Comunità di Palaja, Compartimento di Firenze.

ORIGINE DEL NOME

Nessuno volle certo verificare il documento citato dal Tronci nei suoi Annali pisani relativamente al dono di Montefoscoli fatto nell’anno 1101 dalla contessa Matilde a Foscolo Scarpetta pisano, che lo dice autore della casa Griffi; poiché quell’annalista propendeva a credere, che il castello di Montefoscoli prendesse il titolo da quel feudatario. Fatto sta, che altri documenti meno fallaci né assicurano, qualmente Montefoscoli, con il nome stesso che tuttora porta, esisteva molto innanzi la supposta donazione Matildiana.

 

TRA PISA E FIRENZE

Lo statuto pisano del 1384 mette in Montefoscoli la residenza di un giusdicente, appellato capitano di Val d’Era di sopra.

Poco dopo Montefoscoli fu tolto ai Pisani dalle truppe fiorentine, che lo presidiarono. Ben presto, però, fu riconquistato dai pisani, essendo tornati in Val d’Era col loro capitano e potestà C. Guido.

Alla caduta però di Pisa questo ed altri castelli della stessa valle si sottomisero al Comune di Firenze, finché all’arrivo di Carlo VIII nel 1494 anche gli abitanti di Montefoscoli si ribellarono ai Fiorentini, sotto l’ubbidienza dei quali nell’anno dopo essi dovettero rassegnarsi.

Chiesa di San Bartolomeo

Chiesa di San Bartolomeo (Morrona)

La chiesa di San Bartolomeo si trova a Morrona nel comune di Terricciola.

DESCRIZIONE

La facciata della Chiesa di San Bartolomeo mostra i segni dei rifacimenti ottocenteschi con l’insolita irregolare ampiezza delle due navate. Restaurato negli anni Trenta, l’interno, malgrado le dimensioni ridotte, colpisce per la politezza delle forme.

Nella zona presbiteriale, rialzata e divisa dal resto dell’aula da due coppie di colonne, si conserva il Martirio di San Bartolomeo, di scuola toscana della prima metà del Settecento. La cupola e le volte centrali mostrano le decorazioni musive ottocentesche in parte coperte da successive imbiancature. Nella navata destra si trova la Madonna con Bambino e santi di scuola toscana del XVII secolo.

Chiesa di Santa Maria a Morrona

Chiesa di Santa Maria a Morrona

STORIA

La Chiesa di Santa Maria a Morrona, fu fondata nel XI secolo dai conti Cadolongi di Fucecchio con altre tre abbazie, fu amministrata dai Benedettini e dopo passò ai monaci Camaldolesi. Il monastero ha subito numerosi ampliamenti durante la sua storia grazie alle donazioni da parte dei nobili: nel 1089 dal conte Uguccione, figlio del conte Guglielmo Bulgaro, e negli anni 1098 e 1109 grazie ai figli del Conte Bulgaro. La proprietà fu convalidata dai pontefici Celestino II nel 1121, Innocenzo II nel 1141 e Eugenio III nel 1148.

La chiesa attuale fu costruita nel 1152, quando decisero di trasferirla nell’antico monastero.

Nel 1482 il vescovo di Volterra si impadronì con la forza della badia, trasformandola nella propria residenza estiva. L’edificio romanico adotta una singolare planimetria a unica navata absidata che, a partire da circa metà della lunghezza, viene affiancata da due navate laterali, articolate su due campate quasi a formare un transetto dilatato. Gli ambienti del monastero sono stati trasformati in villa privata. Le pareti interne della chiesa presentano affreschi settecenteschi raffiguranti Apostoli entro nicchie.

Nel 1870, grazie alla nascita dello Stato Italiano, la proprietà fu confiscata e rivenduta come azienda agricola.

Attualmente la tenuta, dell’estensione di circa 500 ettari, comprende vigneti, oliveti e altre coltivazioni. Dell’antica struttura religioca rimangono il chiostro, il campanile e la barricaia. È stato creato anche uno spazio dedicato all’agriturismo.

Morrona

Morrona

Morrona è una frazione del comune di Terricciola

STORIA

Le prime notizie di Morrona risalgono all’anno Mille. All’epoca sotto il controllo dei conti Cadolingi. Nel 1294, Morrona fu rifugio dei ghibellini.Al seguito di Guido da Montefeltro podestà di Pisa, intrapresero una sanguinosa battaglia con i guelfi stabilitisi a Peccioli.

Nel 1496 cadde sotto il dominio fiorentino. Morrona nel 1833 contava 460 abitanti.

Morrona

Monumenti e luoghi d’interesse

  • Badia e chiesa di Santa Maria, importante complesso religioso del territorio, fu fondata nel 1089 dal conte Ugo della Gherardesca. Soppressa nel 1482, fu residenza dei vescovi di Volterra. La chiesa attuale fu costruita attorno al 1152, quando si decise di trasferire l’antico monastero.
  • Chiesa di San Bartolomeo, chiesa parrocchiale della frazione, risale al periodo medievale, ma la facciata mostra i segni dei rifacimenti ottocenteschi, così come l’interno, con l’insolita irregolare ampiezza delle due navate laterali, testimonianza degli ampliamenti della primitiva navata centrale. Nella zona presbiteriale, si conserva il Martirio di San Bartolomeo, di scuola toscana della prima metà del Settecento.
Sant'Ermo

Sant’Ermo

STORIA

Il borgo di Sant’Ermo sorse a partire dall’XI secolo ed è ricordato nel 1260 per la chiesa di Sant’Ermete. Dominio dei conti pisani degli Upezzinghi, è documentata la presenza nel territorio di prestigiose ville residenziali dal XVIII secolo. La frazione nel 1833 contava 540 abitanti.

Da Sant’Ermo  è possibile godere un bel panorama che a settentrione vede in primo piano evidenzia i siti collinari di LariUsigliano-Crespina, in secondo piano la pianura dell’Era e quella pisana, Pontedera, Ponsacco, Cascina, Pisa con la zona monumentale, sullo sfondo i monti della Lucchesia, Monte Serra (Monte Pisano), Monte Verruca.

Frazione del comune di Lari fino al 1927, andò poi a formare insieme a CeppatoCollemontanino e Parlascio il comune di Casciana Terme. Dal 1º gennaio 2014 è confluito nel nuovo comune di Casciana Terme Lari.

Collemontanino

Collemontanino

STORIA

Collemontanino, Antico castello dei Cadolingi di Fucecchio, è menzionato per la prima volta in un atto di donazione del 1098 alla badia di Morrona da parte dei figli del conte Ugoccione Cadolingi, Ugo e Lotario. Passato poi agli Upezzinghi di Pisa, il borgo è ricordato nuovamente in un documento del 22 novembre 1148. Data in cui il pontefice Eugenio III conferma i possedimenti della badia e poi ancora nel 1152. Quando l’abate Jacopo di Morrona ne vendette una parte all’arcivescovo di Pisa, Villano Villani. Nel 1393 passò invece al marchese Niccolò di Montescudaio.

Frazione del comune di Lari fino al 1927, andò poi a formare insieme a CeppatoParlascio e Sant’Ermo il comune di Casciana Terme. Dal 1º gennaio 2014 è confluito nel nuovo comune di Casciana Terme Lari.