Villa di Spedaletto

Villa di Spedaletto

La villa di Spedaletto (Lajatico) fu una delle ville di Lorenzo il Magnifico, che la fece riedificare e vi soggiornò spesso. Sebbene ceduta subito dopo la sua morte, fa parte delle cosiddette ville medicee.

Spedaletto deve il suo nome a uno “spedale” dei cavalieri ospitalieri di Altopascio situato nelle vicinanze della Via Francigena. Questo “spedale dei Santi ippolito e Cassiano” fu concesso in enfiteusi a Lorenzo il Magnifico nel 1486.

La zona per i Medici era strategica, in quanto Volterra, con le sue preziosissime cave, era stata conquistata nel 1472. Nelle vicinanze sono presenti le sorgenti termali di Bagno a Morba, che la madre di Lorenzo aveva preso in affitto. Il ramo principale della famiglia Medici infatti soffriva di malattie legate alla gotta e Lorenzo stesso soleva curarsi. Numerosi furono i soggiorni di Lorenzo fino a un anno prima della sua morte, nel 1492.

La fattoria di Spedaletto comprendeva una ventina di poderi e fu riorganizzata da Lorenzo immediatamente dopo l’acquisto. Per quanto riguarda l’edificio principale, la trasformazione in “casa da signore” avvenne tra il 1487 e il 1491.

STORIA

Il progetto pare che sia legato a Simone del Pollaiolo detto il Cronaca, che soggiornò a Spedaletto nel 1490. Ma se la villa aveva una struttura semplice e funzionale, la magnificenza era data dall’impianto delle decorazioni pittoriche con gli artisti fiorentini di maggior spicco impegnati nella realizzazione di affreschi, che purtroppo oggi sono totalmente perduti. Alla loggia grande e al salone, secondo Giorgio Vasari, avevano lavorato infatti Domenico Ghirlandaio (Storie di Vulcano), Filippino Lippi, Pietro Perugino e Sandro Botticelli. L’unica descrizione più dettagliata pervenutaci su questo ciclo pittorico riguarda le opere di Ghirlandaio, che il Vasari descrive come popolate di “molti ignudi, fabbricando con le martellate saette a Giove”.

Dopo la morte di Lorenzo nel 1492 la villa fu venduta da suo figlio Piero il Fatuo a Franceschetto Cybo nel 1494. Poi seguì le sorti della famiglia fino al 1606, quando Alberico I Cybo-Malaspina la vendette al senatore Bartolomeo Corsini. I Corsini, il cui stemma spicca dipinto sulla facciata, sono gli attuali proprietari.

Sfortunatamente nel XVII secolo gli affreschi furono danneggiati da un incendio. Oggi ne restano scarse tracce.